La mia intervista al Fatto Quotidiano sulla sentenza al processo Trattativa:

 

di Giampiero Calapà

“I pilastri della Seconda Repubblica sono costruiti nel sangue delle stragi del 1992 e 1993: è accertato”. Brinda l’avvocato Antonio Ingroia, l’ex pm del processo durato cinque anni: “La trattativa tra Stato e Cosa nostra non è più presunta”.

Dell’Utri era il tramite, secondo la sentenza, tra i boss e il primo governo Berlusconi. Si scrive Dell’Utri e si legge Silvio Berlusconi?
È una sentenza storica. Convalida anche la mia ricostruzione nel processo Dell’Utri, dove l’ex senatore è stato condannato come mediatore tra la mafia e l’imprenditore Berlusconi per i fatti precedenti alla nascita di Forza Italia. Adesso il cerchio si è chiuso. La condanna penale di Dell’Utri diventa condanna etico-politica per Berlusconi, che non è stato incriminato non perché estraneo alla Trattativa. Da premier subisce le minacce della mafia, attraverso Dell’Utri, ma ne asseconda i risultati. Non si oppone, non denuncia alla Procura di Roma né a quella di Palermo.

La Seconda è stata una Repubblica eversiva?
La Seconda Repubblica è stata edificata sulla Trattativa dello Stato con Cosa nostra.

Massimo Ciancimino: condannato a otto anni per calunnia, ma assolto dall’accusa di concorso esterno. Un cattivo o un buono?
Il suo contributo all’accertamento della verità è stato prezioso. L’indagine è iniziata molti anni prima della collaborazione di Ciancimino, ma le sue rivelazioni hanno dato spessore e sostanza. Gli italiani sono in debito con questo signore: pur con i suoi limiti e i suoi pasticci ha riscattato la triste fama del cognome di suo padre don Vito, il sindaco dei Corleonesi.

Non è una bella giornata per l’Arma dei carabinieri.
L’Arma non sempre è stata fedele nei secoli con la parte giusta dello Stato. Ma voglio ricordare anche che, proprio per la Trattativa, due carabinieri, Vincenzo Garofalo e Antonino Fava, sono stati uccisi nel 1994 a Scilla, come stiamo dimostrando nel processo “’ndrangheta stragista” in corso a Reggio Calabria.

Nicola Mancino, invece, è stato assolto.
Sono curioso di leggere le motivazioni. Resta la sensazione che sapesse più di quanto ha raccontato ma, da collega, faccio i complimenti al legale Massimo Krogh.

In tanti, giornalisti e anche magistrati, hanno detto che era un processo basato sul nulla…
Sono orgoglioso di aver fatto parte di quella minoranza di magistrati che non hanno paura di affrontare verità scomode. Processo spettacolo e senza prove? Lo sosterranno ancora, vedrà.

È il primo grado, però. Pronostici per l’appello?
Dipende da cosa accadrà nel nostro Paese.

Che cosa intende dire?
Il clima politico crea un condizionamento nella magistratura.

Allora è successo anche per questa sentenza?
No, è una felice eccezione. Negli scorsi anni soprattutto Berlusconi e Giorgio Napolitano hanno lasciato la loro impronta in una magistratura sempre più prudente.

Sono accuse gravi.
Non sono più un pm, me ne prendo la responsabilità.

Questa sentenza è un assist per Salvini? Per mollare Silvio Berlusconi e fare il governo con Luigi Di Maio?
Salvini dovrebbe avere gli occhi foderati di prosciutto per ignorare il verdetto.

Farebbe il ministro in un governo M5S-Lega?
Se fossero garantite le condizioni per una politica coraggiosa della giustizia sì.

Dall’estrema sinistra di Rivoluzione civile al governo con la Lega lepenista?
Sull’irresponsabile attacco alla Siria ho condiviso le parole di Matteo Salvini.

Ingroia meglio come pm o come politico?
Come pm ho vinto i processi Contrada, Dell’Utri e Trattativa. Come politico per ora… malissimo.

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